martedì 8 novembre 2011

Una Storia Strana...

Con il lavoro che faccio vedo un sacco di cose, nella locanda passano persone di tutti i tipi, ma questa...

Un mese fa circa è entrato un signore, dall’aspetto sembrava un tipo distinto, ma quando si è avvicinato al bancone l’avrei definito sciatto o trasandato. I vestiti tipici di un uomo d’affari altolocato, ma camicia fuori dalle braghe, occhi lucidi da shock e barba incolta lo rendevano un tipo strano se non strambo.



Mentre lavalo i bicchieri sputando adeguatamente per togliere le fastidiose macchie di rum e altri superalcolici mi avvicino per chiedere cosa vuole bere e il tizio non mi dice nulla, fa solo segno che andava bene qualsiasi cosa, da bon locandiere quale sono mi sono adoperato nello spillare una pinta di bionda sciogli lingua, la verso con tutti i crismi e gliela metto davanti.


Lo sguardo catatonico che fissava il vuoto e gli occhi sempre più lucidi, stringe il boccale dal manico fino a farsi venire le nocche bianche.

Mi allontano e continuo a lavorare, ma lo tengo d’occhio, non sta bene e nel mio lavoro la gente che non sta bene porta guai...

passa quasi tutta la serata con la birra in mano, guarda nel vuoto e non parla con nessuno, né le puttane che cercano compagnia remunerata, né viene fatto preda dei ladruncoli da taverna che stanno a distanza di sicurezza da lui.

a notte fonda quando siamo solo lui ed io si cala la birra d’un fiato e inizia a parlare, non so se parlasse con me o con se stesso, ma la sua voce era chiara come se lo facesse.

“Non mi è mai capitata una cosa del genere, stavo dormendo in beata tranquillità nel mio letto, mia moglie al mio fianco che mi abbraccia mentre dormiamo e il tepore delle coperte invernali che ci scalda dal freddo di questo giorno invernale... Mentre dormo resto in dormi-veglia, uno stato di semi-coscienza dove il cervello dorme e veglia sulla stanza allo stesso tempo, ed è allora che accade, sento dei passi, come se ci fosse qualcuno in casa, non mi preoccupo, non può essere, abitiamo da soli, ma i topi sono sempre presenti in questo tipo di abitazioni, solo che c’è qualcosa che desta la mia curiosità... Non sono passetti da topo, ma saldi passi umani, lo scricchiolio è inconfondibile... resto ad occhi chiusi, forse è un sogno. Sento la porta che si apre, non apro ancora gli occhi, sono effettivamente stanco e aprirli è faticoso. Sento anche il suo respiro, stringo l’asse sulla testata del letto, è mobile e la tengo proprio per evenienze del genere, poi...”

Prende un altra birra, la beve quasi alla calata, resta a fissare il bancone a testa china, alla fine prende il respiro e continua.

“apro distrattamente gli occhi e vedo una cosa stranissima, una persona adulta in piedi davanti a me, ma la cosa bella è che è luminescente, a un aura verdognola e mi guarda con occhi eterei, non sembra avere consistenza, non fluttua, ma si capisce che non è umano. Mi dice qualcosa, ma sono paralizzato dalla paura, non capisco, lui percepisce che non ho capito e mi dice di nuovo... - Vieni sulla mia tomba e porta una bottiglia di vino pregiato, bevila per metà e versa l’altra metà sulla mia lapide, rendimi questo favore e ne beneficerai per molto tempo - non potevo credere a quello che sentivo, allungo una mano verso la lampada per aumentare la luce nella stanza e mentre lo faccio vedo, dapprima, la luminescenza sbiadire poi i colori del corpo ed infine le linee sbiadiscono e scompaiono nel nulla. Mi sono alzato lo stesso, sento ancora la voce del tizio nella mia testa, i sono guardato allo specchio e avevo anche questo ciuffo di capelli bianchi che campeggiava sulla mia testa... mi sono vestito e sono venuto qui... ho paura e non so che devo fare... Omorzo, tu che faresti?”

mentre parlava avevo già afferrato un bottiglia di buon vino e l’avevo messa in un panno.

“prendi sta bottiglia e vai a fare quello e ti ha chiesto, che qui è ora di chiudere...”

Non vidi più quel signore, forse avrei dovuto dargli una bottiglia di vino migliore di quella, ma rimasi molto impressionato da quel racconto, da come stringeva il boccale per la paura, lo raccontava come se fosse davvero li con noi...