mercoledì 17 aprile 2013

Pensiero di un predatore inconsapevole


Cammino per i boschi, sono molto nervoso, quello che è capitato alla mia famiglia è terribile! Sono rimasto da solo con 3 cugini. Siamo dovuti scappare dalla nostra terra, ci hanno dato dei bugiardi, probabilmente ci vogliono morti.
Dicono che il nonno avesse venduto, ma non ci credo, era un uomo austero ma giusto, ci voleva bene e guidava la famiglia da anni.
Ha detto a pranzo e a cena e per giorni che non ci avrebbero mai tolto la palude, che avremmo lottato per tenerla... invece quella notte, in un momento tutto è andato in fumo.

Ricordo il momento in cui mi sono svegliato con l’odore di fumo nelle narici e il sapore di cenere in bocca come uno dei peggiori.
Il sonno mi pervade, mi sento stordito. In casa ci siamo solo noi, i grandi sono alla palude, ci vanno spesso ultimamente.
Urla dal corridoio, mi metto una maglia e un pantalone a volo e mi precipito fuori. Il corridoio è pieno di fumo, il legno del maniero inizia a cedere, il cuore corre all’impazzata, vedo nel corridoio Derek, Mary e Alexander, quest’ultimo urla qualcosa che non capisco e torna nella sua stanza, gli altri ed io corriamo giù dalle scale, pericoloso, ma hanno retto.
Davanti la porta mi fermo, alla mia destra c’è la via per l’angolo della lettura, una piccola biblioteca aperta con un tavolino e una poltrona.

Lì, in piedi, sta un uomo alto, il volto incorniciato in un sorriso, i capelli corvini gli scendono sulle spalle e il cappotto nero gli arriva ai piedi. Osserva in silenzio, il suo volto emana perversione, gusto nell’uccidere... Per un attimo non ci vedo più, la rabbia sale e mi avvento su di lui, prendo il grande vaso di ceramica e glielo scaravento addosso, sono consapevole che lo schiverà, ma ho il tempo di prendere il tavolino e tirarglielo dietro, non fa una piega, e para come se avessi tirato una scatola di scarpe vuota.

Derek mi prende per un braccio e mi tira via. scendiamo le scalette dell’ingresso e ci ritroviamo in ginocchio a tossire fumo e a vedere la nostra casa in fiamme crollare come un castello di carte scadente.
Urla, altre urla, la casa della servitù è chiusa e in fiamme anch’essa. Alexander grida “andiamo a salvarli” ma dopo un passo cade in ginocchio... Cosa potevamo fare? Nulla.


Ci dirigiamo veloci alla piroga, andiamo alla palude dal nonno e gli altri. Il viaggio è lungo e noi siamo stanchi, la rabbia e lo sconforto ci tengono in piedi, ma siamo fragili e lo spettacolo che abbiamo davanti gli occhi al nostro arrivo è tutt’altro che piacevole.

Una catasta di corpi, i corpi dei nostri famigliari... morti. Tutti morti.
Mary inizia ad urlare, Derek corre dai genitori, Alexander non parla è molto scosso.
La mia vista non è lucida, chiamo mia madre, mio padre i miei fratelli, cerco nel buio una voce che risponda, anche un rantolo, un accenno di vita, ma non lo trovo.
Li passo uno per uno, volti che non riconosco, tagli di coltelli, viscere all’aria, il puzzo è raccapricciante ma lo stomaco regge.
Sento un rumore, un superstite, il nonno! Con un braccio ancora saldo si issa da sotto un cadavere e lo vedo con un pezzo di tronco tra la spalla ed il petto. “Scappate!” e poi cade con gli occhi vitrei a terra!

Così, tra lacrime e parole dette senza senso scappiamo.

Ora mi ritrovo a camminare, con questi pensieri che mi frullano in testa, con il sapore del sangue in bocca, e le mani che mi tremano. Cammino nella foresta per capire dove sono, per sentire il fruscio degli alberi, per vedere qualche animale... Per riprendere il contatto con la realtà. Il dolore è grande, immenso, sono passato da ragazzo ricco con una famiglia patriarcale di 30 persone a morto di fame, ricercato e isolato nel giro di una notte.

Non so chi sia la persona dietro a questo complotto ma la pagherà cara.


Aumento il passo, cammino svelto, corro velocemente, sento di fendere l’aria, le lacrime scendono e rigano il mio viso, ma non le rifuggo, devo sfogare, devono uscire, uscire e non tornare più.
Salto un fosso, atterrò su una radice, schivo un ramo basso, ne salto un altro. La luce del sole filtra tra le fronde e sembra segnare dei punti precisi, corro a balzi lunghi, non mi sento stanco e pian piano non sento neanche più la rabbia. Sento la foresta. Gli uccelli cantano gli animali si fanno gli affari loro... Io corro e più corro più mi sento parte della foresta, salto su un tronco curvo e mi do lo slancio per saltare su un altro, non l’ho mai fatto prima e la cosa mi è riuscita perfettamente.
Nell’aria cambia qualcosa.
Sento un odore forte, strano, nuovo.
Mi dirigo verso quell’odore e mi proietto in uno stato mentale nuovo, non è solo curiosità, è  bramosia. La foresta prende un colore diverso, vedo il grigio, vedo il nero, ma nient’altro, ma inizio a sentire tutto, la vita che scorre nelle piante, i rumori delle formiche che lavorano, lo sbattere d’ali dei rapaci molto al di sopra di me. Mi rendo conto di non stare più correndo, non a 2 zampe almeno. Sto correndo a 4 zampe e le mie mani sono diventate zampe. Sono coperto di pelo e la cosa non mi spaventa, sento nuova forza, percepisco nuove cose.

La mia corsa mi porta vicino un corso d’acqua, mi fermo, l’odore che percepisco è di muschio, mi metto pancia a terra e mi affaccio dal crinale verso il fiume. Un cervo maschio adolescente, alza lo sguardo nella mia direzione ma non mi vede, beve tranquillo, il suo cuore è tranquillo, il mio suona i tamburi.



Faccio un balzo, la distanza non è tanta e lui ha la guardia abbassata, vedo il suo collo avvicinarsi a me e le mie fauci serrarsi su di lui. Cerca di dimenarsi, di mandarmi via, ma serro più forte e assaporo la sua carne.
 Buona, deliziosa e calda.


Torno in me, mi guardo le mani, sono coperte di sangue, sono nudo e al mio fianco c’è un cervo morto. Panico.
Che cosa è successo? sono stato io? non ho ferite, il sangue è suo.
Non era un sogno, mi sono  trasformato in lupo? sto impazzendo. No. E’ accaduto davvero... Cosa sono? Un uomo lupo? una leggenda?
Ho paura e sono eccitato.

Mi dispiace per il cervo, ma sono fiero di me.
Cosa mi succede?

Mi alzo, mi guardo, guardo dove sono e non sento più come prima, mi sembra di essere sordo. Percepisco le cose molto vicine, ma non quelle lontane.

Dentro me si agita qualcosa, una consapevolezza.
Mi è piaciuto! Lo rifarò e lo rifarò ancora.
Quando sarò diventato bravo e forte andrò a cercare quel corvaccio che ha bruciato la mia vita!
Ora torno dai miei cugini e cercherò di spiegare loro cosa è successo.
Spero non mi prendano per pazzo.

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