martedì 27 settembre 2011

Aranel ed Hermes

Questo racconto è tratto dalle memorie di Aranel e narra il suo incontro con l'amore della sua vita...



La brezza soffia dolce ed entra attraverso le tendine della finestra, mi piace sentirla accarezzarmi il viso e i capelli, mi sento leggera e felice quando soffia questa debole brezza autunnale.

Mi affaccio alla finestra e vedo il Sole che sorge in tutta la sua forza e imponenza, riesco a scorgere nitida la sua sagoma gialla che si staglia contro l'orizzonte, mentre i suoi dolci raggi candidi invadono il Creato scacciando le ultime ombre della notte. Mi sembra una giornata splendida, inizio a prepararmi per andare a lavoro, e una strana sensazione mi assale, mi è già successo altre volte, mi sembra di poter capire che quella sarà una giornata particolare, sta per succedere qualcosa... Senza ignorare la mia sensazione finisco a prepararmi e vado in locanda per la colazione, e poi mi dirigo in bottega dove mi aspettano i miei libri.

La mattinata trascorre in un baleno leggendo e traducendo un vecchio manoscritto, ad ora di pranzo esco per andare in locanda, il Sole ormai si trova allo zenith e i suoi caldi raggi mi pervadono e mi riscaldano, donandomi tranquillità, mentre mi dirigo alla locanda un vociare intorno a me richiama la mia attenzione e dalla folla arriva un ragazzo e mi chiede di seguirlo:” Turok ha bisogno di lei” così mi dice, corro al palazzo.

All'esterno trovo un carro malconcio, la sensazione di questa mattina ora è diventata una certezza, sta succedendo qualcosa, e una voce dentro di me mi dice: “qualcosa che cambierà la tua vita”. Salgo il più velocemente possibile e mi dirigo verso l'alloggio di Turok, entro e lo trovo chino su due persone, avvicinandomi le distinguo: sono un giovane uomo e un uomo più anziano, potrebbero essere padre e figlio ad una prima occhiata.

L'uomo più anziano ha i capelli grigi, gli occhi socchiusi, il viso contratto in una smorfia di dolore e respira affannosamente. Lo sguardo scende sul corpo massiccio e muscoloso ma pieno di ferite e lividi, tanto da renderlo debole e indifeso allo sguardo di un estraneo. Tra i brandelli di vestiti sporchi di sangue rappreso scorgo delle vistose ferite.
Ponendo delicatamente le mie mani sul suo petto riesco a sentire il debole battito del cuore e percepisco la sua vita che fluisce lentamente fuori da esso, ma sento anche un ostacolo al suo fluire: qualcosa lo tiene ancora in vita nonostante le pessime condizioni fisiche. L'unica possibilità di farlo sopravvivere è sfruttare questo suo ultimo desiderio.
 Dopo avergli curato le ferite, disinfettandole e cucendo le più gravi, infondo in lui un poco della mia essenza cercando di donargli quel soffio di vita necessario per poter compiere il suo ultimo desiderio: non posso fare più di questo. Mi avvicino al suo viso, sposto la testa di lato e sussurro nel suo orecchio “tra poco ti riprenderai e potrai portare a termine il tuo ultimo desiderio, che la tua prossima vita possa essere migliore di questa”.

L'uomo al suo fianco è giovane: i capelli lisci e neri sporchi di sangue scendono sul suo viso, il respiro è debole ma costante, sembra dormire. Il corpo è muscoloso ma magro, scattante, non sembra soffrire, eppure le sue ferite sono molto gravi, accosto le mani al petto, il battito del cuore è debole ma ritmato, la vita non fluisce al di fuori di esso, c'è una speranza di salvarlo.

 Gli tolgo i brandelli di vestiti che ha addosso, pulisco con cura tutte le ferite e metto dei punti alle più gravi, sento di nuovo con le mani il suo cuore e percepisco un cambiamento nella sua essenza, mi concentro e capisco che se la caverà e presto si sveglierà, ma ha bisogno di altre cure, decido di passare la notte al suo capezzale.
La notte passa con tranquillità, l'uomo migliora di minuto in minuto e sembra stare sempre meglio. Dopo essermi accertata delle sue condizioni ed essermi resa conto che il miglioramento era veloce e sicuro, cedo al sonno e crollo sulla sedia seduta tra i due feriti.

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