martedì 27 settembre 2011

Yorus... Iniziò così

Una spiaggia bianca dalla sabbia fine, palme colorate e un sole che scalda, una leggera brezza inizia a tirare, sulla spiaggia compare un pezzo di legno, un cesto e una blusa, un uomo alto e magro, dai lineamenti scavati dal sole e la pelle d’ebano si avvicina, il cappello a falda larga gli protegge a testa e gli occhi da eventuali fastidi praticati dai raggi del sole, cammina immergendo i piedi nella sabbia come a volerne saggiare la consistenza, giunto alla spiaggia osserva con attenzione gli oggetti e incuriosito dalla blusa entra in acqua per prenderla, fu solo allora che si accorse che non era solo una blusa, bensì era un naufrago.

Preso da un attimo di panico si tuffa e inizia a tirare il corpo sulla sabbia, mentre lo faceva si chiedeva il perché, poteva già essere morto o comunque poteva essere un uomo malvagio, ma senza pensarci l’aveva fatto. Trascinato il corpo sul bagnasciuga gli mise un orecchio in petto per sentire il suo cuore, era molto debole ma il battito era presente.

Non respirava, il viso molto bianco, se non era morto ci mancava davvero poco. Urlò qualcosa ai suoi uomini ed inizio a cercare il punto preciso sul petto per cercare di praticare le manovre di base per ripristinare i segni vitali.

 Dopo alcuni minuti di tentativi di far ripartire la respirazione arrivarono alcuni uomini con 2 aste e un lenzuolo attaccato a mo di barella, alla bene e meglio lo sventurato aveva iniziato a respirare e aperti gli occhi osservò in maniera distratta e senza coscienza di quello che accadeva chi gli stava intorno. “Mi capisci, riesci a sentire la mia voce?” le parole dell’uomo scivolavano come acqua su una roccia senza sortire alcun effetto, allora tentò con un'altra lingua, ma niente, per fortuna Alì era un uomo di grande cultura e conosceva i principali idiomi del creato, ci mise un po’ ma trovò il linguaggio giusto.


Cosa mi è successo – disse tra sé e sé mentre si guardava intorno e osservava la sua mano come se fosse la prima volta – ricordo poco o niente, sinceramente non so nemmeno come mi chiamo… nella mia testa c’è un gran vuoto, sento l’eco di un rombo… una risata sommessa e poi un freddo che mi avvolgeva stretto fino alle ossa… poi, poi più niente, ho aperto gli occhi e c’era solo quel signore, l’unico che riusciva a parlare e farsi capire. – detto questo si mise seduto sul letto e osservò il letto, i pavimenti, le mura e l’ingresso, arrivato all’ingresso vide una donna, sicuramente una serva, iniziò a parlare ma quei soni non riusciva a ricondurli a nessuna parola conosciuta.


La donna dopo un paio di tentativi uscì dalla stanza e torno con a seguito un uomo alto e magro:

- Buongiorno! Finalmente ti sei svegliato. – disse e si mise seduto su una sedia posta al lato del letto. – allora ricordi qualcosa? Come ti chiami e da dove vieni?

- No signore, non ricordo granché e non so come mi chiamo. La volevo ringraziare per avermi salvato, mi può dire dove mi trovo? – il viso era contratto quasi in una smorfia, forse provava dolore, ma dopo un attimo si riprese e guardò dritto negli occhi l’uomo e attese la sua risposta.

- Ti trovi nel Regno del Sud, le terre delle sabbie e dei vulcani, una terra di meraviglie, una terra che nasconde misteri e tesori… Comunque io mi chiamo Alì Mubay, sono colui che ti ha trovato e salvato.
- Grazie Alì, io mi chiamo… Purtroppo non lo so, come penso al mio passato inizia a farmi male la testa. Mi spiace.

- Non dispiacerti, nei giorni che sei stato a letto ho chiesto un po’ in giro per sapere cosa fosse successo e ho scoperto che eri su una nave, la “lama dei mari”, essa è affondata con tutto il suo equipaggio 7 giorni fa, nessun sopravvissuto… tranne te ovviamente. La nave proveniva, originariamente dal lontano Nord, terre di ghiaccio e brutalità. – il naufrago ascoltava in silenzio, immagazzinando tutte quelle informazioni e cercando qualche richiamo nella sua mente devastata, non ottenne grandi risultati, solo quando sentì che veniva dal nord ebbe un flash di neve e ghiaccio, corpi gelati e sangue. Fu un attimo ma ne rimase scosso e Alì lo notò e smise di parlare di quell’argomento. – Bene, ora cosa vuoi fare? Sembri ristabilito e qui c’è molto da fare, come prima cosa ti servirebbe un nome… idee? – era un mero tentativo per vedere se la domanda improvvisa gli risvegliasse qualcosa. – Ovviamente no. Per ora ti Chiameremo Cashid, ti piace?

- Sì, può andare, suona bene.

Alì si guardò bene dal dirgli che Cashid, nella lingua del Sud, vuol dire naufrago, per lui era comodo, così le persone capivano a volo di chi stesse parlando e nella sua lingua non significava niente.
Passarono giorni, settimane, mesi e Cashid cercò di rendersi utile più che poteva, nessuno gli parlava tranne Alì e a lui andava bene così, a quell’uomo doveva la vita e fino a che non si fosse sentito di aver ripagato quel debito sarebbe rimasto lì.

Alì era un archeologo, andava in giro per le terre sabbiose in cerca di tesori e rovine, non tanto per i soldi, che a lui non mancavano, ma per scoprire la verità sugli Anatema, la religione ufficiale dei Sangue di drago diceva che essi erano dei demoni incarnati e che portarono il mondo allo sfascio fino all’arrivo dell’imperatrice scarlatta che riuscì a salvare il Creato dagli attacchi dei fatati e dei morti risvegliati, ad Alì non ridavano i conti, i testi, per quanto scritti bene, sembravano anacronistici, scritti molto dopo ed enfatizzavano la crudeltà degli Anatema e la misericordia dell’imperatrice, una donna ben nota per il suo pugno di ferro e l’innate abilità politiche, tutto tranne che misericordia.

In quei mesi girarono parecchio e trovarono un mausoleo di un antico Anatema, ma la voce si sparse e ben presto arrivarono sciacalli e monaci Immacolati e si appropriarono dello scavo, per fortuna riuscirono a prendere una spada e un diario scritto in un idioma antico, Antico Reame lo definì Alì.

Di lì a poco si presentò una donna di Chiaroscuro, la metropoli più grande e vicina al paese costiero di Alì, si presentò come Mia, era in cerca di Alì per chiedere di fargli da assistente, la sua fama era grande e la sua voglia di conoscenza anche. Cashid però nutriva qualche dubbio, non lo disse mai ad Alì che era molto fiero di quella situazione… Erano passati mesi e Cashid chiese ad Alì se gli insegnava qualche parola in fiamma, Alì iniziò dai concetti base, “fame”,”sete”,”sonno” e gli insegnò una frase per provarci con le donne “ho un herpes genitale solo per te”, non si sa bene perché , ogni tanto si devertiva così...

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